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Virare tra le parole: riflessioni sul cambiamento nella scrittura.


Ci sono momenti, durante la scrittura, in cui sento il bisogno di cambiare rotta. È come se fossi in mare aperto, sulla mia barca a vela, e il vento che fino a un attimo prima mi sospingeva dolcemente ora iniziasse a soffiare da una direzione diversa. Virare diventa necessario. Nella navigazione a vela, questo gesto significa portare la prua verso il vento per cambiare direzione. Nel processo creativo, una virata è altrettanto essenziale: è una decisione consapevole di riorientare il racconto, di trovare una nuova prospettiva.

Ho sempre pensato che scrivere fosse come navigare. Le parole sono come il mare: a volte placido e prevedibile, altre turbolento e imprevedibile. Ci sono giorni in cui tutto scorre senza sforzo, la brezza delle idee mi sospinge dolcemente in avanti e sembra che nulla possa interrompere il flusso. Ma poi ci sono quei momenti in cui il vento cambia, in cui quello che prima mi sembrava chiaro diventa improvvisamente confuso. È in quei momenti che mi rendo conto di dover fare una virata.

Le "mure" della mia barca, quel lato esposto al vento che nella scrittura rappresenta le influenze esterne, cominciano a farsi sentire: le aspettative, le insicurezze, i giudizi che arrivano da fuori e da dentro di me. Inizio a sentire che la direzione non è più quella giusta, che qualcosa deve cambiare. Avvicinarmi al vento, cambiare rotta, non è facile e spesso mi spaventa. Ma so che è necessario. Rimanere ferma significherebbe perdere l’energia, la tensione creativa che mi spinge avanti.

Quando scrivo, come quando potrebbe capitare in mare, il cambiamento può essere causato da mille fattori. A volte è una decisione consapevole: mi accorgo che la storia sta prendendo una direzione diversa da quella che avevo previsto e devo trovare il coraggio di seguirla. Altre volte, però, il cambiamento mi viene imposto dalle circostanze: una revisione inaspettata, un commento di un lettore, o persino la mia stessa evoluzione interiore. Il vento, proprio come la vita, è imprevedibile e adattarsi diventa una necessità.



Non sempre è facile decidere se affrontare questi cambiamenti da sola o con l’aiuto di qualcuno. Come nella vela, ci sono momenti in cui serve un equipaggio, qualcuno che ti aiuti a manovrare. Un editor, un lettore fidato, una persona cara che ti dia un nuovo punto di vista. Ma alla fine, il timone è sempre nelle mie mani. Nessuno può scrivere al posto mio. Il controllo della rotta, il cambiamento, è un atto solitario, intimo. Eppure, so che a volte ho bisogno di confrontarmi, di ascoltare chi mi sta accanto, per riuscire a vedere il percorso con più chiarezza.

Poi c’è la paura. La paura di restare bloccata, di finire in un "angolo morto", quel momento in cui hai lasciato il vecchio dietro di te ma non sei ancora riuscita a raggiungere il nuovo. È come essere sospesa tra due mondi, in cui nulla sembra più funzionare. Ho provato quella sensazione diverse volte durante la scrittura: quella paralisi che ti prende quando non riesci a vedere dove stai andando, quando hai l'impressione che tutto si stia sfilacciando.

Eppure, è proprio in quei momenti che la scrittura acquista velocità. Come una barca che si inclina sotto il vento, la narrazione si fa più intensa, le parole arrivano rapide, quasi fuori controllo. Sento la tensione del vento apparente, quel vento che si crea con la velocità stessa della barca e so che devo tenerlo a bada, bilanciare la storia, evitare di "scuffiare". È una questione di equilibrio tra spingere la narrazione verso il suo limite e mantenere il controllo, di non lasciarmi travolgere dalle emozioni ma, allo stesso tempo, di non aver paura di sentire tutto ciò che arriva.

Scrivere, come virare, è un atto di coraggio. Non posso restare nella comfort zone di una narrazione tranquilla, dove tutto fila liscio. C’è sempre la tentazione di farlo, di lasciarmi portare dalla brezza leggera, ma so che in quel modo rischierei di scrivere senza vita, senza passione. Le storie più vere nascono dalla decisione di affrontare il vento contrario, di piegare la propria scrittura, di sfidare se stessi a trovare nuove direzioni.

Alla fine, scrivere è una continua virata. Ogni parola, ogni scelta stilistica, ogni revisione è un cambio di rotta. A volte piccolo e quasi impercettibile, altre volte drastico e rischioso. Ma so che è proprio questo movimento continuo che dà vita al mio processo creativo. Ogni virata mi porta più vicino a qualcosa di autentico, a una storia che ha davvero senso. E, proprio come quando la mia barca riprende velocità dopo una virata ben riuscita, anche nella scrittura sento quella sensazione di libertà, di potenza, di aver trovato finalmente la mia rotta.

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