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LEV


foto e testo di Max Chianese

“Non parlarmi di religione, di carità, di amore”, diceva spesso, “ma mostrami la religione nelle tue azioni”.

 

Molti raccontano che il Mahatma Gandhi fu proprio ispirato da queste parole, pronunciate da un uomo nato esattamente 41 anni prima di lui, che accompagnarono la sua “grande anima” indiana e tutta la sua vita.

In realtà tutta la vita di Lev Tolstoj, oltre ad essere stato uno dei più grandi scrittori e filosofi di ogni tempo, fu dedicata al bene comune e alla non violenza.

 

Vent’anni fa ho conosciuto l’uomo ritratto in questa foto a San Diego, Stati Uniti, ed è stato uno degli incontri più importanti della mia vita.

Lo chiamavano Lion, a me venne subito in mente Tolstoj, visto che anche Lev, tradotto dal russo, significa “leone”.

L’uomo viveva in strada, dormiva in un dormitorio, mangiava con l’elemosina che gli davano, ma molte persone amavano raccontare che fosse stato molto ricco un tempo.

E credo che solo a me, confidò che era tutto vero.

Io gli chiesi se potevo chiamarlo Lev, “Lion” mi suonava strano, come uno snack che non mi piaceva neanche tanto. Lui acconsentì.

 

Come Tolstoj anche il mio Lev era andato in depressione verso i cinquant’anni.

Il celebre autore russo, un gigante della letteratura, nascondeva un'anima tormentata, poiché era ricchissimo e famoso in tutto il mondo come romanziere, ma aveva perso la voglia di vivere.

Aveva visto la gioia scintillare negli occhi di chi aveva poco, e la tristezza offuscare quelli di chi possedeva tutto. Il suo cuore, come un oceano in tempesta, era agitato da un mistero che solo la letteratura poteva tentare di svelare.

 

Il mio Lev invece era stato segnato dalla vita in modo indelebile e violento.

La moglie era messicana e i loro due figli, Pedro e Jackson. avevano i tratti della donna, poco i suoi.

In quel periodo, Obama ricevette il Nobel per la pace, per molti in modo inspiegabile vista la quantità di guerre e morti durante il suo “impero”, ma era soprattutto la criminalità interna e le intolleranze razziali ad aver raggiunto picchi insostenibili.

San Diego era diventata il covo di nazionalisti di estrema destra e molti fatti tragici avvennero in quel periodo.

La storia di Lev finì su tutti i giornali, un'anima pura travolta dalla tempesta, diventò un faro nel buio, illuminando l'orrore di un'epoca segnata dall’intolleranza.

Successe che con la famiglia andò in un campeggio, in uno chalet abbastanza isolato e furono subito adocchiati da uno di questi gruppetti neonazisti, con tanto di svastiche camuffate sulle loro magliette.

Lev un giorno partì per andare in città per fare la spesa grossa, quella del lunedì, ma quando tornò non ci furono più altri giorni nelle sue settimane.

Un buio cupo e tremendo invase la sua esistenza, nessun minuto o secondo ebbero più senso.

La loro casa con la moglie e i due figli, un tempo rifugio sicuro, si trasformò in un rogo infernale. Le fiamme divorarono ogni cosa, lasciando solo cenere e dolore. Tre vite, spezzate come candele al vento, si dissolsero nel nulla, lasciando solo tre corpi carbonizzati.

Il marito che non fu più marito, il padre che non fu più padre, finì per oltre un anno in una clinica psichiatrica, smise di mangiare e divenne poco più che uno scheletro.

La sua società edile finì in mano al suo vicepresidente che si comportò non come il miglior socio possibile, ma come l’amico più fidato.

Per tutti gli anni a venire versò la quota di maggioranza a Lev con una precisione e dedizione unici, la sua onestà fu esemplare.

Ma l’uomo aveva accettato d’entrare in ospedale con la sola intenzione di non uscirvi mai più.

Dopo sei mesi aveva perso oltre trenta chili.

Un giorno, mentre passeggiava nel grande parco della clinica, vide in un angolo un gatto di schiena, bianco e grigio, un bel gattone che stava mangiando delle polpette di carne in una scodella.

Lev si avvicinò e vide che al micio mancava una parte del naso, quasi mezza faccia era deturpata in modo impressionante.

Un infermiere si avvicinò e gli disse “Questo è Pierre, è la mascotte dell’ospedale, la direzione ha deciso di farlo operare per salvargli la vita, è sempre stato con noi, da quando è piccolo, noi infermieri gli abbiamo comprato questa cuccetta di legno con una copertina riscaldata, tutti gli siamo affezionati”.

Lev, che oltre a non mangiare non parlava più con nessuno dal giorno del ricovero, disse all’infermiere “Grazie di avermelo presentato” e tornò in stanza e al suo silenzio abituale.

 

Durante la notte l’uomo uscì di nascosto per andare a trovare il suo nuovo amico che lo aspettava vigile, fuori dalla cuccetta.

I due si guardarono a lungo, Lev rimase un tempo indefinito con gli occhi dentro a quelli del gatto in cui riconosceva un dolore simile al suo.

Un felino senza olfatto è come una nuvola incapace di piovere, un libro senza parole, e Lev era un uomo a cui la vita aveva strappato tutta la carne dal suo corpo, uno scheletro che si teneva su per inerzia.

Davanti a quella piccola creatura, l’uomo pianse a lungo e il gatto capì. Versò tutte le lacrime che aveva soffocato fino ad allora.

Il giorno dopo ricominciò a mangiare, un pochino alla volta, ma la sua vita cambiò e fu Pierre l’origine del cambiamento.

 

Si racconta che Tolstoj uscì dalla sua depressione iniziando a privarsi di tutto ciò che aveva, iniziando a vivere una vita umile, fatta di piccole cose, togliendo tutto il superfluo che aveva accumulato dalla nascita e che aveva ricevuto in eredità della sua famiglia di nobili origini.

Un giorno dopo tanti anni vissuti in questo modo, un uomo ricco che lo conosceva da anni gli chiese : “Perché fai tutto questo? Eri ricco e adesso non hai niente!”.

Tolstoj rispose con fermezza: “Il dolore è il prezzo dell'esistenza, ma la compassione è la prova della nostra umanità.”

 

Il mio Lev imparò la lingua dei gatti, dei cani, dei gufi e di alcune razze di pesci.

Molti giurarono che fosse in grado di parlare con loro.

Dopo quindici mesi, inaugurò la “Fondazione Pierre”, nata per dare aiuto ad animali di ogni tipo, vennero istituiti decine di pronto soccorsi in tutto lo stato della California e poi in tutti gli Stati Uniti.

Avrebbe voluto aiutare degli umani, ma non ne trovò mai la forza.

 

Per essere felici bisogna credere anzitutto nella

possibilità di esserlo: io adesso ci credo.

 

Lev Tolstoj

 

5 commenti

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5 Comments


Unknown member
Nov 22

Significato di compassione:

deriva da compăti "compatire" sentimento di vicinanza alle sofferenze altrui, provare compassione per qualcuno, per le sue pene commiserazione, compatimento, misericordia, partecipazione, pena, pietà.

Sii il cambiamento che desideri vedere nel mondo”… "Mahatma Gandhi"

Per includere le religioni, per esempio durante il Ramadan, l'obiettivo del fedele musulmano è crescere spiritualmente e avvicinarsi ad Allah. Per fare questo si prega e si recita il Corano, concentrandosi sull'intenzionalità e sull'altruismo delle proprie azioni e astenendosi dal pettegolezzo, dal mentire e dal litigare; nel cristianesimo

Il fatto che i cristiani siano chiamati a digiunare e fare astinenza nei medesimi giorni serve a esplicitare che tutta la comunità cristiana è chiamata a una penitenza che implica la conversione del cuore e…

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Unknown member
Nov 17

Bellissimo, racconto scritto con la delicatezza con la quale un grande violinista riesce a far scorrere le sue dita sullo strumento per creare note di rara intensità e bellezza, che toccano il cuore.

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Unknown member
Nov 17
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Grazie di cuore, parole che aiutano a cercare di migliorarsi! Un abbraccio!

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Unknown member
Nov 17

Questo racconto ha un tocco di dolcezza e speranza che mi ha commosso riga dopo riga. La storia di Lev e Pierre, può essere un esempio di come anche nelle situazioni più difficili, possa esserci una via d'uscita e una possibilità di guarigione. Almeno nei romanzi.

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Unknown member
Nov 17
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Grazie Stevie, anche nella vita reale esistono delle vie d’uscita e delle luci che possono accendersi, io ci credo fermamente. Spesso sono ad un passo da dove ci troviamo. Sta a noi coglierle!

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