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Dahlia de la Cerda: “Bastarde disperate” (trad. Sara Cavarero – Solferino)

  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

a cura di Gigi Agnano

In Messico la vita per le donne è perfino più difficile che altrove. “Ogni tre ore e venticinque minuti, una donna muore squartata, soffocata, violentata, picchiata a morte, bruciata viva, mutilata, crivellata dalle coltellate, con le ossa rotte e la pelle livida”.  Le violenze sono perpetrate da organizzazioni criminali  ma anche da bracci armati dello Stato e il 98% dei femminicidi resta impunito. “Essere donne è uno stato d’emergenza”. Il virgolettato è di Dahlia de la Cerda, l’autrice di Bastarde disperate (pubblicato in Italia da Solferino con la traduzione di Sara Cavarero), una raccolta di tredici racconti narrati in prima persona da una varietà di voci femminili accomunate dalla lotta quotidiana per sopravvivere. 

Sono donne di età e orientamenti sessuali diversi, provenienti da contesti sociali e culturali differenti, personaggi fragili ma combattivi che affrontano violenze domestiche, aborti, femminicidi, pregiudizi di classe. L’autrice di Aguascalientes, attivista femminista oltre che scrittrice e giornalista, con un linguaggio incisivo mette a nudo l’umanità di un universo femminile tormentato, alternando momenti di violenza a passaggi di struggente lirismo.

Nel racconto d’apertura, “Prezzemolo e Coca-Cola“, una ragazza sta seduta sulla tazza del water e ha appena orinato sul test di gravidanza che risulta positivo. Studentessa universitaria, orfana e sola in un paese cattolico dove l’aborto è illegale in 20 dei 32 stati, si mette alla ricerca su Google di metodi casalinghi per interrompere la gravidanza: prezzemolo nella vagina, lavande con Coca-Cola, aspirina, zapote nero, tè di ruta, di origano, di anice stellato. Navigando nel web le compare il video di un feto che grida “Ehi! Ehi! La mia gambetta!”. Anziché pungersi l’utero con una gruccia, si procurerà l’aborto da sola, in casa, con pastiglie di misoprostolo, tra tremori, vomito, diarrea e fiotti di sangue. 

I racconti successivi offrono angolazioni diverse della condizione femminile. Yuliana, figlia di un boss del narcotraffico, si ritrova erede di un impero criminale. Constanza, figlia di un deputato, è vittima di un femminicidio che tutti preferiscono mascherare come suicidio. Stefi, minorenne, viene abbandonata con un messaggio WhatsApp da Yandel “il coglione”, col quale ha avuto un figlio.

Giacché queste donne non hanno avuto la possibilità di parlare da vive, molte delle voci di “Bastarde disperate” raccontano le loro storie dall’oltretomba, in una sorta di Spoon River latinoamericano. “Mi sono svegliata molto confusa senza sapere cosa cazzo stesse succedendo. Ho guardato da una parte all’altra e ho emesso un urlo tremendo nel vedere il mio corpo buttato lì in mezzo a un mucchio di spazzatura. Mi sono avvicinata lentamente e ho avuto la conferma ai miei sospetti: ero morta. Quei puttanieri del cazzo mi avevano ammazzata. Ho preso la mia mano insanguinata e ho pianto un po’ per me.”

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Gigi Agnano
Gigi Agnano

Ideatore e fondatore de “Il Randagio – Rivista letteraria” nato il 15 ottobre 2023. Napoletano, è stato l’ideatore e il promotore da marzo 2021 a giugno 2023 de “La Librellula, la rivista d’informazione libraria” online e cartacea.

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